10 febbraio 2024

Invito a pranzo con Mao

I giorni di Sanremo possono far collassare anche i più resistenti che rimangono incollati alla tv per il Festival, ma Mauro Gurlino in arte Mao, cantante e showman, già vj di Mtv, che ha dato impulso alla scena musicale di Torino dagli anni ’90 in avanti, non corre rischi.
Da alcune settimane è quasi sempre chiuso nel suo studio di registrazione a lavorare a un nuovo album da solista atteso nel 2024. Invitarlo a pranzo è anche un modo per fargli staccare la spina del mixer per un’ora buona.

L’appuntamento al Carlina Restaurant & Bar di piazza Carlo Emanuele, confidenzialmente chiamata piazza Carlina, un posto raffinato all’interno dell’hotel NH Collection, ma dove non vige nessuna imposizione o impostazione rigida, anzi tutto il contrario, c’è chi viene qui solo per un caffè e per godersi la bella luce o visitare le mostre di fotografia contemporanea. A pranzo ci si accomoda liberamente dove si vuole, nella sala del bar o del ristorante, il menu è lo stesso ed è “firmato” dall’executive chef Andrea Chiuni, in cucina lo chef Daniele Santovito. Mao è arrivato in bicicletta, cappello di lana in testa e un lungo giaccone K-way, entra in sala con il suo passo molleggiato. A tavola gli faccio notare l’affinità con Celentano.

Anche perché Mao si è laureato con una tesi sul musical “Yuppi Du” in Storia e Critica del Cinema alla facoltà di Lettere dell’università di Torino, con il professor Dario Tomasi. «Lo so, ero pazzo di Celentano già da bambino. E sempre stato un artista poliedrico, non era solo cantante, ma anche presentatore, attore, sia nella musica che nel cinema e nella tv è sempre stato uno dei miei punti di riferimento quando faccio musica, radio, tv o cinema. Ma poi c’è da dire che non ne ha mai sbagliata una, riuscì a fare un progetto totale negli anni ’60 con Il Clan e una sua etichetta.

Anche vocalmente ci assomigliamo, lui è un baritono, infatti riuscivo a imitarlo già da pischello». Intanto sulla tovaglia di lino bianco il cameriere ha posato il cesto del pane. Mao ordina una lasagna con salsiccia di Bra e Raschera, io seguo il consiglio di Riccardo De Giuli, titolare della storica vineria ristorante Tre Galli che gestisce anche il Carlina, e provo il rosti di patate con radicchio tardivo brasato, mandarino e cagliata di mandorle.

Da bere una bottiglia di acqua naturale. Per le bollicine di Franciacorta rimandiamo a un prossimo aperitivo serale, sempre qui. Mao è uno dei personaggi più noti della musica torinese. È stato nei ‘90 il cantante della band Mao e la Rivoluzione con cui ha pubblicato due dischi per la Virgin, prodotti, mixati e registrati da Max Casacci (“Sale” e “Casa”), arrivando a Sanremo Giovani e ad aprire un concerto degli Oasis, poi la sua carriera è proseguita da solista intrecciando l’esperienza a Mtv e a Radio Deejay e Radio Flash, senza dimenticare le comparsate nel cinema da “Perduto Amor” di Franco Battiato ai “I 2 Soliti Idioti” con Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli. «Sanremo Giovani fu un bel colpo, con Fabio Fazio e Orietta Berti che conducevano-ricorda Mao- fu surreale la scena al termine dell’esibizione, con Orietta che dice “votate Mao” e Fazio che la prende in giro per la propaganda rivoluzionaria.

Avevamo suonato “Romantico”, tutti ci facevano i complimenti ma poi ci hanno trombati!». I piatti arrivano fumanti e sono un tripudio di sapori. Mao è commosso per la lasagna. Anche il rosti è molto buono. «Dopo “Casa” ho continuato a fare musica e tv, poi è arrivato il terzo album, “Black Mokette” che ho firmato come solista e che ha prodotto Morgan. E’ stato un po’ il suo warm up per “Canzoni dell’appartamento”, il suo primo disco in studio». Mao ha sempre scritto e suonato canzoni di pop gravitazionale, alieno, tra cantautorato italiano e alternative rock come Dandy Warhols e Charlatans. «La mia ispirazione è sempre stata il “Gianca sound”, tutta quella musica che ascoltavo nelle notti ai Murazzi da Giancarlo, nei’90 e primi Duemila, quindi Rino Gaetano, Paolo Conte, Africa Unite, Nada. Sono cresciuto nella stessa scena artistica e nottambula in cui si sono formati i Subsonica». Dal 2002 fino ad oggi. senza particolari interruzioni a parte il periodo pandemico, Mao ha portato avanti in parallelo l’attività musicale – da solista e con altre band come il Trio Marciano con Vito “Dottor Lo Sapio” Miccolis e Enzo “Rosko” Mesiti – e quella di showman con la crew di CortoCorto, casa di produzione e distribuzione di programmi radio, studio di registrazione audio-video, piattaforma web. Con questa squadra è tornato in pista quest’anno con “Il Salotto di Mao”, un format simile al post-varietà in cui Mao intervista altri artisti in un locale o circolo in un atmosfera super rilassata. Le prime puntate risalgono al 1997 e si tenevano allo Storyville, circolo Arci che si trovava in questo stesso palazzo seicentesco dell’NH Carlina, ma in via San Massimo. Ci lavorava Boosta dei Subsonica durante il suo servizio civile. Ci interrompono per farci ordinare un dessert o i caffè. Prendiamo due espressi. «Ho sospeso “Il Salotto di Mao” solo durante pandemia e post-pandemia, adesso siamo tornati belli carichi e sono felice di rilanciare proprio qui al Carlina questo talk-show un po’ stralunato che ha avuto tantissimi ospiti negli anni a cominciare da Luciana Littizzetto, Paola Maugeri, Morgan, Giuliano Palma. Il prossimo 28 febbraio ospitiamo nel salotto blu il rapper e cantautore Willie Peyote e il Musicteller o narratore di musica Federico Sacchi, che nei suoi show restituisce al presente gli artisti e il loro passato».

Mao è concentrato però principalmente sul nuovo album che seguirà gli ultimi tre singoli pubblicati tra il 2019 e il 2020. «Saranno ancora canzoni d’amore, quasi disegnate, come fumetti – anticipa con un pizzico di emozione – per alcuni testi mi sono affidato a Luca Ragagnin, autore straordinario, e ho l’onore di avere a bordo anche Pasquale Panella, paroliere per Lucio Battisti e Amedeo Minghi. È un lavoro lungo fare un disco, come scrivere una tesi.

Da La Repubblica Torino, 10 febbraio 2024
Ph.credits: Jessica Paqualon